L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 da Paesi membri dell’ONU.
Essa prevede 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi.
Il programma è stato sottoscritto da 193 Paesi membri dell’ONU.
Il programma degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha avuto avvio a inizio 2016 e il processo di cambiamento si realizzerà nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.
I 17 Obiettivi comuni dell’Agenda 2030, internazionalmente abbreviati SDGs (Sustainable Development Goals), riguardano un insieme di questioni importanti per lo Sviluppo Sostenibile.
“The new agenda is a promise by leaders to all people everywhere. It is an agenda for people, to end poverty in all its forms – an agenda for the planet, our common home”
Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite
‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.
L’Agenda 2030 rappresenta una grande sfida per i Paesi di tutto il mondo.
Essa costituisce un forte cambiamento di prospettiva perché:
Il processo di cambiamento espresso dall’agenda 2030 prevede il raggiungimento di 17 Obiettivi – Sustainable Development Goals (SDGs) – e di 169 Traguardi – Targets – che li sostanziano.
Un sistema di 240 indicatori fornisce i parametri in base ai quali ciascun Paese verrà valutato periodicamente in sede Onu e dalle opinioni pubbliche nazionali e internazionali.
Gli indicatori saranno perfezionati ogni anno e rivisti esaustivamente da parte della Commissione statistica nel 2020 e nel 2025 e saranno integrati da indicatori sviluppati a livello regionale e degli Stati membri.
Il luogo deputato al monitoraggio dell’Agenda è l’High Level Political Forum (Hlpf), che si riunisce:
Il suo compito è quello di valutare i progressi, i risultati e le sfide rilevanti per tutti i Paesi.
Il principio dello Sviluppo Sostenibile è presente nel quadro normativo comunitario fin dal Trattato di Amsterdam (art. 3) del 1997 ed è oggi inserito nel Trattato di Lisbona (art. 3), entrato in vigore il 1° dicembre 2009, che costituisce attualmente la carta fondamentale dell’Unione europea.
L’Unione europea (Ue) ha partecipato in maniera molto attiva e propositiva all’intero processo negoziale che ha portato all’adozione dell’Agenda 2030 fin dalla fase preparatoria della Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile del 2012 (Rio +20).
Dal 2010, inoltre, l’Unione europea si è dotata di un quadro strategico decennale per la crescita e l’occupazione (Strategia “Europa 2020”) basata su tre priorità:
Tuttavia, la crisi finanziaria ed economica iniziata nel 2008 ha provocato una netta revisione delle priorità: obiettivo primario è diventato quello di assicurare la sostenibilità finanziaria delle economie europee, anche a costo di rigorose politiche di austerity, per far ripartire la crescita economica e di riassorbire la disoccupazione.
L’adozione della nuova Agenda 2030e degli SDGs ha posto l’Unione europea e l’Italia di fronte a molteplici sfide, tutte di grande complessità: includere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile nei propri programmi.
Il problema principale è quello di decidere come integrare i nuovi obblighi assunti in sede Onu con la revisione della Strategia “Europa 2020”.
L’Italia ha svolto un ruolo di primissimo piano in tutte le fasi del negoziato Onu che ha portato all’adozione dell’Agenda 2030 e degli SDGs in tre modi:
Le iniziative in Italia dopo l’approvazione all’Onu dell’Agenda 2030 (settembre 2015) sono state a 4 livelli:
attività del Governo
attività del Parlamento
attività di Regioni ed enti locali
il monitoraggio degli sdgs